Chi lo decide quand’è troppo tardi?

Chi lo decide quand’è troppo tardi? Me lo chiedo ogni volta che titubante allungo le dita per accarezzarti gli zigomi. Il labbro inferiore trema… le conosco tutte le parole che non riesci a dirmi.
Sei in mezzo ai tuoi stessi silenzi. Ti guardo da lontano mentre ti aspetto, e ti aspetti.
Così, intanto, gioco ad unire col righello i puntini su una cartina stampata in bianco e nero. Ripasso a matita i nomi sbiaditi delle province che non conosco; e come per magia tra due città, c’è solo la distanza di un polpastrello.
Ti colgo lì fermo, in mezzo alle cose che non capisci, con lo stesso sguardo perso dei bambini distratti. I capelli arruffati. Le mie dita a separare le ciocche. Sei in mezzo a tutte le parole, comunque. Ti scorgo negli angoli delle poesie che scrivo e poi non lascio leggere.
Chi lo decide quindi quand’è tardi? Ti sento da lontano in mezzo ai tuoi punti interrogativi. Ascolto le canzoni che ascolti. Balli in mezzo alle tue note silenziose disegnate su spartiti invisibili. E intanto, in mezzo alle cose che non riesco a chiederti, sorrido di te aggrappato a certe strane convinzioni che smonti con gli occhi.

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