A(f)fondo

A fondo. Nelle situazioni e nelle persone. Sarà che non ho mai imparato a nuotare e non so stare in superficie. Fuori o dentro senza alternative. Da tutta la vita, conosco solo un modo di vivere le cose: a fondo. Senza paura di annegare, consapevole che prima o poi si torna a galla automaticamente e si riprende a respirare. Mi tengo le labbra viola e in bocca il sapore fastidioso del sale. Scusa se non so restare a guardare il mare.

A fondo. Come nei rapporti che provo a salvare. Come nei silenzi che vorrei capire. Come nelle storie da cui non so uscire. A fondo. Sempre lì voglio arrivare, scavando sotto cumuli di macerie e strati di pelle, ingoiando la polvere e il sangue fino a toccare con mano le viscere. E se brucia basterà aspettare. Ho sempre preferito sentire troppo che accontentarmi di esistere.

A fondo. E non me ne so pentire. E non riesco a convincermi che dovrei cambiare. E non voglio imparare a contenere, a lasciarmi scivolare addosso le cose. ‘Ché mi attraversino fino a lacerare. Io il male lo so sopportare e il bene me lo sono sempre voluto godere. Fino all’ultima goccia di ogni sensazione, fino all’orgasmo quando si fa l’amore. Tutto o niente. A(f)fondo. Anneghi con me o mi vieni a salvare?

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