Difetti addolciti: essere romantici è un guaio!

Questo blog è nato fuori tempo. Mi pare di averlo già detto. Alcune delle cose che ho pubblicato risalgono ad anni fa e raccontano di storie andate, che hanno smesso già da un po’ di essere fonte d’ispirazione. Credo che scrivere le salvi, in un certo senso. Permette di non dimenticare le sensazioni che non riesco più a provare. Le conservo dentro le poesie, nelle mie prose distratte, mi aiuto col ritmo delle parole a disegnare i volti che comincio a dimenticare. Scrivere salva la parte bella, e siccome una parte bella in fondo, penso di averla anch’io, ogni tanto scrivo di me per addolcire gli spigoli di certi difetti che non mi so perdonare. Il mio romanticismo, ad esempio. Lo sgrido, odio, nascondo, condanno, lo accartoccio nelle lettere che strappo, ci litigo, lo sbatto con veemenza in faccia a chi non riesce a capire il bene che gli voglio, poi lo recupero e lo chiudo in un cassetto, pentita dei danni che faccio. Il mio romanticismo, qualche tempo fa, ho provato ad addolcirlo così, nell’unico modo che conosco: raccontandolo.

Essere romantici è un guaio!
Mi hanno regalato un portafogli, e quindi oggi ho svuotato quello vecchio, che tanto ormai era distrutto. E niente, volevo solo dare ragione a quelli che mi sgridano da una vita perché non butto mai nulla, ma da eterna nostalgica, ritrovare pezzi di vita mi è piaciuto anche stavolta:IMG_20151223_174139

una lettera in cui qualcuno mi chiamava “amore mio”, il programma della gita a Barcellona, il biglietto per entrare al Camp Nou, e quello per la discoteca di Lloret De Mar; le foto di mio padre, rubate perché lì mi somiglia un sacco; la Berlin Card che mi ricorda il primo viaggio, e le carte d’imbarco per gli aerei successivi; c’è la mappa della metropolitana di Londra, con sopra le sterline mai più convertite in euro, i biglietti dei treni in partenza da Laemington, e il biglietto da visita di un ristorante di Warwick, in memoria di un cameriere che, purtroppo o per fortuna, non capiva l’italiano. Ci sono le frasi di Tiziano Ferro, prese dai Baci Perugina che non ho neanche mai davvero mangiato, e una banconota che viene del Messico, ricevuta quando andavo alle medie e avevo un’amica di penna scozzese che girava il mondo e mi regalava 20 pesos come se nulla fosse… storia di Paesi in cui la crisi non esiste! Lei l’ho ritrovata su facebook qualche anno dopo. Le ho scritto, in un inglese improvvisato, pensando non si ricordasse nemmeno chi fossi. Invece se lo ricordava; forse era una romantica pure lei.

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