10 passi indietro

Faccio un passo indietro, così riesco a guardarti meglio negli occhi, e cerco di capire se c’è qualcosa che non ci siamo detti. Qualcosa che ancora valga la pena dirsi.
Un altro passo. Siamo già un po’ più distanti, ma se allungo un braccio posso ancora toccarti. Immagino di accarezzarti gli zigomi… invece resto ferma a fissarti.
Al terzo passo indietro ho già l’istinto di riavvicinarmi. Nel mio mondo ideale non c’è nulla che non si risolva con gli abbracci. Tu però sembri altrove ed io non ho più voglia di cercarti.
Allora faccio un altro passo indietro e siamo già a quattro. Ma forse non ti ho ancora lasciato abbastanza spazio.
Cinque passi indietro e ora se allungo la mano riesco a stento a sfiorarti. Come vuoi che mi basti? A me che vivo di unghia nella carne  e morsi che lasciano i segni.
Un altro passo indietro e sto a braccia conserte ad imitarti. Fingo la stessa indifferenza che a te viene naturale regalarmi.
Sette passi indietro e adesso sembri addirittura più piccolo. Stai dicendo qualcosa? Certo, non è con me che parli. Tanto vale smettere di ascoltarti.
Sono a otto passi più lontana da te e vedo ombre circondarti. C’è folla e ti confondi. Ed io non mi ricordo più com’era stare a un centimetro dai tuoi occhi.
Nove passi indietro e qualcuno ha alzato la musica. C’è gente che balla, la stanza si riempie e ti perdo di vista.
Un altro passo e me ne sarò definitivamente andata.
Sei felice ora?

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